Se la passione per gli asini ti ha catturato lo spirito, allora fai cose un po’ stravaganti ed eccessive agli occhi degli altri, di chi non si è mai soffermato ad interpretare più da vicino lo sguardo apparentemente vacuo di questo unico animale. Se gli asini non vengono a te, allora sei tu che vai dagli asini. Per conoscerli, osservarli, studiarli, accarezzarli, per condividere opinioni con chi ha già dedicato le sue energie per la loro salvaguardia.
Così, dopo il viaggio itinerante nelle terre delle cento masserie, in Puglia, di nuovo in macchina, chilometri e chilometri di autostrade, strade provinciali e stradine, per rinnovare il patto di amicizia con gli asini. Una tappa in più da aggiungere ai viaggi alla scoperta e alla ri-scoperta di questo animale a rischio di estinzione.
La destinazione questa volta è l’Abruzzo, presso il centro “Asinomania”, di Eugenio Minolis, tre ettari immersi nelle valli del Parco Nazionale d’Abruzzo, tra Sulmona e Roccaraso.
Numerose stalle, recinti, un museo, un casolare per accogliere i visitatori e poi, proprio al centro della proprietà, l’imponente cartello ASINOMANIA, ben visibile dalla strada.
Un altro centro, altre persone, altri progetti, ma si respira sempre la stessa aria gioconda, si percepisce la stessa voglia di sfatare il mito dell’asino “soma e bastone”, per far emergere le mille sfumature di un animale con un carattere da rispettare, da capire e da tutelare dalla futile vanità degli esseri umani.
Il centro, gestito da un’associazione nata per cercare di arginare il problema dell’estinzione della specie asinina, ospita una cinquantina di esemplari, dai nomi curiosi e perfettamente caratterizzanti: Nutella, Titano (lo stallone), Principessa,…...; un’associazione che cerca di instaurare un contatto tra “la domanda e l’offerta”, tra chi vuole allevare un asino, nutrirlo, gestirlo, vederlo crescere e chi intende usufruire dei benefici effetti derivanti dal contatto con questi animali, che arricchiscono lo spirito, e possono aiutare a gestire e superare difficoltà personali: è infatti possibile adottare un asino, o recarsi nel centro per partecipare a session di “onoterapia” (un percorso tattile e psicologico effettuato sotto la guida dello psicoterapeuta Eugenio Minolis), o al “trekking someggiato”, o più semplicemente visitare il centro e conoscere i suoi ospiti.
Al nostro arrivo ci accoglie Sandra, una delle collaboratrici dell’associazione, che ci illustra le modalità di funzionamento del centro e ci guida alla conoscenza dei nostri amici. Li troviamo che si aggirano tra le stalle, in cerca di qualcosa da mangiare, o semplicemente di amichevoli attenzioni, pretendono tutti lo stesso trattamento, soffrono di gelosia, di solitudine, di sbalzi di umore; molto più simili all’uomo di quanto normalmente si pensi. E’ sufficiente avvicinarci ai recinti per avere i loro musi puntati verso le nostre mani. Ci sono asini di tutti i tipi, di razze non proprio purissime ma non per questo meno belli, dai più piccoli ai più grandi, chiari, scuri, chiazzati, tutti sempre curiosissimi. Si lasciano accarezzare senza timore, abituati ad un contatto umano che non è mai invadente o irrispettoso.
Poco più in là ci avviciniamo alle stalle che accolgono le asine gravide e quelle in calore, che riportano gli evidenti segni del “desiderio” di Titano, lo stallone che permette la riproduzione. Ci sono anche le neo-mamme con accanto i loro piccoli, che ancora allattano, anche se sono di nuovo pronte all’accoppiamento. Vengono tenute separate dagli altri asini, perché si trovano in una fase delicata, sono gelose dei loro piccoli o nervose perché in calore. E basta restare ad osservarle per una decina di minuti per notare con stupore gli strani atteggiamenti che assumono, seguendo un curioso gioco di ruoli: alcune vengono isolate dalle altre, alleate tra loro…come in una vera e propria comunità.
E poi c’è Titano, lo stallone, alto e dal pelo scuro e lungo, che passeggia solitario nel suo recinto, in attesa di svolgere il suo “lavoro”; dopo averlo strigliato ben bene, ripulito dei residui di fieno e terra, il suo pelo appare ancora più lucido e scuro.
Tra le stalle e i recinti si erge il museo dedicato agli asini: vi si trova di tutto, dalle fotografie più curiose, che ritraggono i nostri amici nelle pose più svariate, distribuite in un tempo senza confini, dai primi anni del secolo fino ai giorni nostri, dove l’unica differenza visibile è la sfumatura di colori, dal bianco e nero delle prime rudimentali fotografie ai colori accesi di quelle più recenti; vi si trovano i prodotti realizzati con latte di asina (saponette, bagno schiuma e shampoo, dai benefici effetti purificanti e leviganti), t-shirt dai simpatici disegni, produzioni in porcellana, tutte ovviamente con lo stesso soggetto, ma presentato nelle modalità più svariate e sbarazzine, da mettere bene in mostra nelle nostre case.
Un centro accogliente, gestito con entusiasmo e voglia di crescere e migliorare continuamente, di emergere o semplicemente ricavare uno spazio, seppur ridotto, nella frenetica vita quotidiana di migliaia di persone, che ogni giorno riempiono le strade di ogni città, ignari, molti, delle semplici origini di ognuno di noi, delle poche ed elementari regole che governavano la vita di chi ci ha preceduto e che, ovviamente, ha usato e spesso sfruttato l’utilità degli asini, probabilmente ignorando che nel giro di due o tre generazioni sarebbero finiti nel dimenticatoio, sovrastati dal progresso che schiaccia ogni legame con il passato.
Eppure loro sono lì, oggi come cinquant’anni fa, accuditi da chi ancora crede nell’importante ruolo che possono tuttora svolgere nella vita di ognuno.
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