Torno adesso dai Balcani, un luogo in cui per tortuosi sentieri la vita mi sta facendo fare avanti e indietro.
Spostamenti geografici e mentali; avessi ancora l’età giusta la chiamerei la mia linea d’ombra, ma non è così.
Ho negli occhi tante immagine di mare e di montagna, e di animali.
Animali sul ciglio della strada apparentemente senza “padrone”, senza nessuno che li aspetti al ritorno, anche se sai che hanno una casa, qualcuno da cui tornare. Sono quasi sempre mucche, asini e muletti, che raspano la vita dai bordi delle strade, qualche filo d’erba in cambio di uno spicciolo di libertà. Oppure li vedi carichi che tornano a casa con il fieno e una donna in groppa, su per le montagne, oppure soli, che tutti sembrano conoscere la strada di casa, quasi che dove c’è miseria e fatica, c’è poco da andarli a cercare, sono loro che tornano….
C’è l’uomo che li veste per mietere, per arare, c’è la fattrice che al tramonto torna a casa col puledro attaccato al suo fianco, con le macchine che rallentano, o il muletto che tira il carretto.
L’uomo e il compagno che tornano a casa, e un’altra giornata è andata.
Ci sono poche gimkane e capanne da fare, poche penne da mettersi in testa!
Torno e abbraccio Giulio, pensando che ho zappato l’orto con fatica anche se non ho bisogno né dell’orto – potrei andare dal fruttivendolo – nè di Giulio che lo ari.
Penso però che potrei restituirgli dignità facendolo lavorare con me, e lavorare di più anche io la terra piuttosto che farlo vedere a bambini distratti, che un attimo dopo sono già su fessbuc o alla playstation.
Sarà che a certe longitudini, non c’è bisogno di circhi barnum per far amare gli animali, vedi cuccioli d’uomo che pascolano la loro unica mucca, o portano a casa l’asino carico di fieno ed erbe per la minestra.
Pensieri sparsi, a giro nei Balcani.
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| CommentiIn questo momento ci sono 19 commenti | |
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| | | Inserito da platero il 19-Lug-2011 alle 19:07:13
Moderazioni espresse: 0 | | | | | | | | | | | | | | | | | Vale, che belle immagini, fotografate e anche solo suggerite, che ci hai portato! Ciò che descrivi è ciò che avveniva anche da noi, ma cento anni fa o più. Credo che sia la NOSTALGIA per qualcosa di vissuto e di ormai perduto, qualcosa che ancora c'è, labile e nascosto, nel nostro dna, e che ci fa emozionare così. E diamo una valenza positiva a quegli aspetti (la fatica, la povertà, il lavoro, la solitudine) contro i quali, per anni, i nostri avi hanno combattuto, perchè, comunque, ne comprendiamo il valore e ne proviamo il rimpianto. | | | | | | | | |
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| | | Inserito da vale il 27-Lug-2011 alle 23:07:06
Moderazioni espresse: 0 | | | | | | | | | | | | | | | | | Tutte le civiltà, prima della meccanizzazione, si sono ”servite” degli animali. I signori di cavalli e carrozze e cagnetti da compagnia e da caccia, i servi della gleba di asini, buoi, gioghi, carretti, e cani da guardia o da pastore. Immagino che ognuno, signori e contadini, abbiano avuto una particolare e peculiare “sensibilità” verso i propri animali. Probabilmente riconducibile a un “intelligente” tornaconto – un animale ti porta la cena a casa e più dura e meglio è – o a una sensibilità empatica verso un compagno di vita.
Nei mie pensieri sparsi, ho visto asini e mucche curati, compagni di tanti giorni, magari al ritorno da un giorno di fatica, o asini con delle piaghe aperte che ci entrava una mano, piene di mosche che veniva da piangere; come qui, dove gli asini non ci “servono” più, ho visto asini con zoccoli vergognosamente trascurati da impedirne i movimenti, o asini della forestale (Erice) in condizioni da denuncia penale, come infatti è successo. Poi vedo asini ( e non solo) trattati e visti come bambolotti, specialmente se puledri (o cuccioli) e mi chiedo se sia arrivato il momento di rendergli veramente giustizia.
Forse è arrivato il momento di riportarli al lavoro, con rispetto, e di tornare al lavoro anche noi.
Come dire, tornare a coltivare la terra insieme, con una diversa sensibilità, invece di esporli nelle fiere o nei recinti, con modalità a mio parere, un po’ snob, quindi non so quanto durature, aldi là dell’amore che ci lega ai nostri animali.
[stralci di pensieri, riflessioni in embrione. magari ci torno su]
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