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Utopie possibili. cannonau il 27-Giu-2011 in Generica | ||||||||||||||||||||||||||||||||
Alla sera di venerdì sembra tutto al suo posto. Ci è costata una fatica bestia. Dopo rinvii e colpi di scena per accordare tutte le campane, siamo riusciti a trovare il luogo, i patrocini, una data forzata e ravvicinata, quei pochi invitati rimasti nella calura cittadina del ponte di S. Giovanni, patrono di Firenze. Domattina alle 9,00 Salvatore, il presidente dell’associazione Pantagruel, le farà uscire per accompagnarle da noi. Purtroppo saranno in tre. Dumitra non ha ottenuto la licenza. In parte, questo rassicura le ragazze: sanno che le asinelle in carcere non resteranno sole. Sono tre giorni che non dormono per l’emozione. Devo confessare che un pochino emozionati lo siamo anche noi. Sappiamo che questa può essere una buona occasione per un forte impulso al nostro e loro progetto. La mattina dopo, al telefono, Salvatore mi dice che il foglio del permesso non è stato trasmesso all’ufficio matricola. “Non ci sono responsabili, è sabato, tutti al mare, sai, il ponte, il caldo… Non se ne fa più di nulla: le ragazze non escono!” mi lascio andare sulla sedia, svuotato, rabbioso. Riesco solo a dire “BASTA! col carcere ho chiuso, lascio, E’ SOLO UN’UTOPIA, un sogno irreale, questo mondo di merda non è per sognatori. I sognatori li schiaccia. Questo mondo di merda vuole gente di merda! se queste ragazze prendono per il collo qualcuno, fanno bene! chiudo, smetto, cerco di farle uscire da quell’inferno con un lavoro da lavapiatti e chi si è visto, si è visto”. Vedo sfrecciarmi davanti la mia compagna, sento solo che dice “non può andare a finire così, per le ragazze questa è una tortura, è la pena più dura, bisogna fare qualcosa, vado li, in carcere ”. non mi da tempo di replicare. Vedo la sua macchina scomparire verso valle. Alle tredici mi telefona, e tra i singhiozzi di commozione mi dice che le ragazze sono fuori. Poi, mi raccontano che si è battuta come una leonessa strapazzando mezzo Ministero della Giustizia, compresa la metà che stava beata in spiaggia sotto l’ombrellone. La forza delle donne!! Il resto è in discesa: la spesa, con queste che mi scappavano nelle boutique come bambine affascinate da ogni cosa che le facesse sentire curate, carine. La preparazione dei piatti in asineria. Tutti farciti (il buono dentro). La cena insieme. Con altri amici venuti a trovarci, accoglienti, ospitali. Nell’aria, parole non dette, euforia, emozione. Spesso scappano fuori ad accarezzare gli asini. Incantate nel vederli liberi, pacifici, immersi in quei grandi prati verdi coronati dai monti. Sicuramente immaginano le loro asinelle, con i pratini coronati da alte mura grigie con le garrite. La domenica il pranzo. La sala si riempie più del previsto. Arriva pure il sindaco, in anticipo. C’è anche la giornalista che da un senso di evento ufficiale, così come i cartelloni luminosi del Comune nella piazza principale, che pubblicizzano l’evento. Per loro è tanto, un sogno, un’UTOPIA, troppo. Sono stralunate, incredule. La tensione rompe gli argini in un pianto commosso delle ragazze, che coinvolge e vela gli occhi di mezza sala, quando alla presentazione segue un applauso, lungo, caldo, umano, carico di incoraggiamento e solidarietà. Il buono che sta dentro una umanità che non vuole cedere del tutto all'indifferenza ed al qualunquismo.Il pranzo va da dio. Torniamo dagli asini, liberi nei loro grandi prati con le montagne da sfondo. All’ombra delle vecchie querce ci godiamo il momento, con dentro il carico di intense emozioni ancora vivissime. Le ragazze si soffermano sugli asini. Ne abbracciano alcuni, in silenzio. Sembra vogliano ringraziarli. Finalmente trovo il momento di scambiare due chiacchiere con Francesco ed i suoi amici. Francescosid, conosciuto in internet su un bel sito di asinari. |
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