Piove, piove forte, da ore.
Cerata e stivali e si va a controllare se Juilio si è riparato nel ricovero, perché ancora non ho capito perché quest’essere sembra non temere la pioggia. E allora ogni volta che il tempo volge al nero, esco e vado a vedere, a cercare di capire.
Sembra che si porti nel DNA secoli di siccità africana, e che ogni acquazzone sia per lui una festa.
Sotto la pioggia, lui danza, e io mi rassereno nel vederlo danzare e sciolgo i miei nodi, e non posso non affidarmi al suo istinto di essere libero sotto la pioggia.
Poi, zuppi, ci salutiamo.
O forse sono solo io a salutare mentre arranco fradicia verso casa.
Lui, magari, continua a danzare con la pioggia nel suo mondo, che per quanto io desideri di farne parte, sarà sempre e solo suo…..e anche le sue notti a me ignote….
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