Quella giovane asina, unica nera in mezzo ai meravigliosi amiatini, si distingueva per l’aspetto regale: sangue blu come la sua proprietaria, la principessa Caracciolo e non so quanti altri cognomi. Il mio amico Giannozzo Pucci, il più povero dell’aristocrazia italiana, mi chiese di portargli Pece (così si chiama) a casa sua, in quanto, per via di quel colore, non degna di presenziare nel gruppo dei migliori Micci amiatini che si possano ammirare in Italia, una specie di Calimero al femminile.
Fu un rodeo, combattuto da Pece sulle zampe posteriori mentre le anteriori le roteava sulla mia testa. Una regina fiera e selvaggia!
Riuscii a portarla alla nuova casa, a Fiesole, dove venne raggiunta da Paride, uno splendore di giovane stallone amiatino, vicino di casa. Sono passati alcuni mesi, i due, accuditi da un ruvido aiutante rumeno, si sono fatti due asinoni di quasi quattro quintali, e sono rimasti selvaggi.
Giannozzo, saputo che ho riportato alla ragione Zerlina, altra bellissima, irruenta e maleducata amiatina, mi chiama e mi chiede di provare lo stesso trattamento anche con i suoi indomabili giganti.
Nel caricarli sul van , ho rivissuto il rodeo di quest’inverno in quel di Grosseto, questa volta in stereo, con la differenza di venticinque gradi in più e cinque litri di sudore in meno.
Dentro il forno del van, a porte chiuse, parlo per mezzora con i due riottosi giganti. Qualche chicca (rifiutata), qualche coccola, ma l’occhio resta strabuzzato verso il basso. Faccio gli scongiuri, se volessero, questi due bestioni sarebbero capaci di aprire il van come una scatola da imballaggio.
Si parte, con i pensieri circolari sul possibile guaio in cui mi sto cacciando.
All’arrivo in asineria, tutto cambia. Qualcosa è successo. Intuisco che , di fronte al nuovo ambiente, orfani della casa abituale, e del rumeno ruvido, i due cominciano a fare buon viso a “cattiva sorte”, predisponendosi quantomeno a capire se la situazione va migliorando. Calati dal van, li lego agli anelli al sole, per asciugare il sudore da caldo e tensione. La reazione alle carezze è sempre più blanda, fino a quasi manifestare un impercettibile piacere. Comunque l’occhio si è rilassato. Qualche carota (questa volta accettata) ed infine in stalla matrimoniale. Me li guardo a lungo, estasiato. La loro bellezza è fatta di armonia, possenza, eleganza, proporzione, forza e dolcezza. Sono motivato, sento che ce la posso fare. Domani si comincia, il maneggio ci aspetta.
Intanto la terribile Zerlina tira il calesse per la prima volta, e lo fa molto bene!
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| CommentiIn questo momento ci sono 13 commenti | |
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| | | Inserito da cannonau il 08-Giu-2010 alle 22:06:07
Moderazioni espresse: 0 | | | | | | | | | | | | | | | | | Evvabè, allora farò una cronaca in tempo reale:
secondo giorno.
chiedo alla mia compagna di darmi una mano, non se la sente, ma non mi dice di no. Io prendo Paride, lei Pece, la più timorosa e gregaria. La longhina di Pece è lunga, il braccio teso, la distanza è massima, ed anche la paura. “Ragazzi, se troviamo uno stato di tranquillità noi, lo trovano anche gli asini!”…è difficile, ma ci proviamo. La longhina si fa più corta.
Entriamo in maneggio. Un po’ di esercizi di relazione, lo jo jo games di Parelli. Paride è collaborativo, Pece un po’ meno. I due si cercano. Un po’ di ostacoli a terra, qualche bidone. Sulla sabbia proviamo gli stop, l’andatura al passo, la sensibilità alla cavezza (con le catenelle, non si sa mai). Se Paride risponde abbastanza bene, Pece si impunta e tira indietro. Capisco che è meglio provare senza catenella, e così è. Paride passa, gira e salta gli ostacoli a terra, Pece trova coraggio da lui che passa, e da me che le alzo il suo piede per farla passare. Trenta minuti, e sembriamo in un’altra vita. Nel mezzo del tutto parole sussurrate e carezze all’ingrosso. Paride mi sembra veramente a suo agio, azzardo: premo sulla sua schiena, nessuna reazione. Lina si mette a “sacco”, lui accetta. Sale sulla sua groppa, lui accetta. Facciamo qualche giro, come se lo avesse sempre fatto! In tutto Pece era al suo fianco. Una buona mezzora finale la passo a farli pascolare l’erba di primavera, tenendoli alla longhina. E’ ora di rientrare, per oggi basta così. Li riporto da solo, incredulo: solo il giorno prima eravamo in quattro, per ognuno, a muoverli.
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| | | Inserito da cannonau il 10-Giu-2010 alle 10:06:05
Moderazioni espresse: 0 | | | | | | | | | | | | | | | | | La “squola” degli asini.
Terzo giorno.
Momento di alleggerimento. Chicche, coccole e cacche da spalare. Oggi solo passeggiatina alla longhina. Sono loro che portano me in giro, li lascio brucare tutte le piantine che gradiscono, io li seguo e sto li. Infine li assicuro ad un albero all’ombra, e li lascio li per un tempo ragionevolmente lungo. Così facciamo “cricca” ed imparano a “familiarizzare” con la corda che li guida.
Quarto giorno.
Umido tropicale, mosche, zanzare e polline innervosiscono sia me, sia gli asinoni, ma la nostra seduta di addestramento non è rinviabile. Oggi proviamo le redini lunge.
I due sono troppo dipendenti l’uno dall’altro, per il momento la cosa mi fa gioco, ma presto mi dovrò inventare qualcosa per interrompere questo cordone ombellicare.
Come al solito, Paride fa presto a capire che voglio condurlo da dietro: smette subito di rigirarsi verso me, pensando di seguirmi. Ha una buonissima sensibilità alla redine. Destra e sinistra ed anche stop non sono un problema. Il posteriore è abbastanza rilassato. Incitato va al trotto e smette al comando. Gran brindellone collaborativo! voglio provare la frusta lunga , messa da un lato o dall’altro, senza toccare o appoggiando appena. E’ un casino! La montagna di muscoli si piega in due, la coda scompare tra le cosce possenti, parte al galoppo accennando una coppiola. Butto via la frusta. Evidentemente questo asinone ne ha buscate in passato, ora solo la dolcezza lo tranquillizza.
E’ la volta di Pece. Lei ci mette molto di più a stare davanti a me, sistematicamente si gira e mi si presenta di muso (è molto gragaria). Uso Paride davanti per fare strada e lei comincia a capire il comando da dietro. Ci vuole un po’ ma alla fine ci mettiamo in linea. La mando al trotto: è uno spettacolo! Un’eleganza impensabile per un’asina. Vorrei continuare, ora che mi sto divertendo, ma non bisogna insistere per non sdegnarli.
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| | | Inserito da cannonau il 21-Giu-2010 alle 08:06:33
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Quinto giorno.
In stalla si dimostrano sempre più socievoli, mi aspettano manifestando impazienza, si fanno vestire e lustrare con molta tranquillità, seguono alla lunghina, insieme, ordinati e tranquilli. E’ il momento di affrontare imprevisti e rumori sconosciuti in campo aperto. Giriamo alla ricerca di ciò che normalmente fuggiamo (motori a scoppio, trattori e trebbiatrici allo sfalcio, motocross e quant’altro di spaventevole). Cerchiamo un ruscelletto, ed infine ci dirigiamo al campo dove gli altri asini se la godono. Pronto a prevenire ogni reazione, consapevole del divario incolmabile tra la mia forza fisica e la loro, li sollecito alla calma parlandogli e con decisi ma controllati strattoni verso il basso, appena in lontananza si sente arrivare il “mostro”. La camminata è gestibile, seppur faticosa. Al passaggio ravvicinato, punto i due di “tre quarti” al nemico e li tengo ben saldi e fermi ad osservare. Un po’ di nervosismo, qualche balletto, ma il pericolo è scampato. Un premio, di “rinforzo positivo” (carotina) e ripartiamo. Mi frega solo l’imprevisto, quello vero: per una serie di casualità, al nostro silenzioso passaggio in solitudine, per una stradella affiancata da alti cespugli, inaspettato il rumore, appena dietro di qualche metro, aspro e forte, di un qualcosa che striscia nel fondo di lamiera di un rimorchio. Paride fa uno scarto deciso, Pece con lui, in un attimo ci ritroviamo rivolti in senso contrario alla marcia, penso, in questo gesto, di aver perso il contatto col suolo. Fortuna che in questa torsione ho potuto mantenere la presa e ruotare la testa all’asino. Se fosse partito in avanti, son avrei avuto scampo dalla figuraccia! Invece, il panico si è risolto in quello scarto. Orecchie dritte a capire, presa forte alla cavezza verso il basso, parole rassicuranti. Stiamo li a prendere fiducia, e smaltire l’adrenalina, fermi.
Arrivati al campo degli asini, non li faccio entrare (il testosterone è un mostro subdolo e invincibile per Paride). Li assicuro ai pini appena fuori la recinzione. In lontananza sentono e vedono i loro simili. Sotto i piedi, l’erba fresca. Sono tranquilli, posso aprire e dare l’acqua al resto della truppa. Tre, quattro minuti e torno a sincerarmi che i due siano tranquilli. Rischio l’infarto: Pece incaprettata con la corda che passa sotto le cosce e le gira il collo all’indietro. Un attimo, ed il nodo è sciolto. Un nodo malfatto avrebbe potuto non evitare un danno irreparabile. Ci ho messo un po’ a impararli questi nodi, mi rendo conto che sono fondamentali in tante circostanze.
Sesto giorno.
Si affina in maneggio la conduzione a briglie lunghe, cercando la leggerezza della mano e la migliore intesa. Molte svolte per ammorbidire il collo, passaggi obbligati di vario tipo. Attacchiamo la slitta con le tirelle ed il pettorale. Bene Pece, meno Paride. Le solite paure da dietro. Immagino che sia stato spesso “invogliato” a camminare con l’uso del bastone.
Infine, liberi in maneggio insieme a me che, senza guardarli diretti, li invito, con un gioco di posizioni, a spostarsi in direzioni volute, poi sono loro che mi cercano e vengono verso me. Un gioco che dura un po’, fino a quando dimostrano di divertirsi. Chiudiamo con la solita mezzora al pascolo tenuti alla lunghina.
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| | | Inserito da cannonau il 14-Lug-2010 alle 10:07:41
Moderazioni espresse: 0 | | | | | | | | | | | | | | | | | be, ne verrebbe fuori un lungo diario! ovviamente i tempi di apprendimento in queste fasi successive sono rallentati rispetto a quelle iniziali. Comunque, sintetizzando: abbiamo provato il traino con la slitta in maneggio e la guida a redini lunghe da dietro, con un secondo conduttore alla capezza. La coperta ed il basto con la "stretta" del sottopancia. I movimenti ed i rumori improvvisi davanti e dietro (braccia ed oggetti che si alzano improvvisamente, rumori inaspettati....). Abbiamo anche sperimentato la vicinanza ed il controllo dello stallone con le asine, compresa un'asinella in calore (comportamento gestibile!) con premio finale (immaginabile quale!). La cosa che abbiamo curato di più è stata la relazione e la fiducia, tanto che Pece, originariamente la più diffidente, ora gira sola senza lunghina al seguito di Paride condotto a mano. Inoltre quando il maschio è alla corda al pascolo, lei, pian piano, si allontana e comincia ad avvicinare altri asini, allentando la totale dipendenza dal compagno. E' sorprendente come sia diventata una tenerona sempre alla ricerca di contatto. Da questo momento tutto sarà più facile e naturale per quanto riguarda l'apprendimento "tecnico". Manca solo l'esperienza nei centri abitati e nel traffico, anche se si spera che frequenteranno il meno possibile l'urbe.
Per la conduzione a sella sono ancora troppo giovani anche se arrivano già a 1,40 al garrese e la struttura è possente (Paride 3 anni, Pece quasi 2)pertanto non mi sento tranquillo a mettergli su un ragazzo leggero. Ci sarà tempo anche per questo. Tutte queste attività non necessariamente devono essere praticate in futuro dai due asinoni, ma sono servite principalmente a plasmare il comportamento di due bestioni inselvatichiti che, altrimenti, avrebbero potuto generare seri problemi di gestione. | | | | | | | | |
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