Sto curando Pepito. Il sarcoide si è già ridotto moltissimo, fin dalla prima applicazione di pomata. Lui sembra che stia bene. Tra un pò la cura sarà terminata e valuteremo gli esiti. Cerco di stare con lui il maggior tempo possibile, tantè che ho voluto portarmelo a casa. Anche perchè le ortiche nel mio giardino sono ormai più alte di me e vorrei che Pepito iniziasse a fare qualche lavoretto, a svolgere qualche compito e incombenza, così da guadagnarsi il suo fieno quotidiano.
Mercoledì mattina all'alba ho preso l'auto e, mentre il paese ancora dormiva, sono andata giù al terreno ove c'è il suo recinto, l'ho svegliato e gli ho dato il fieno. Mentre lui faceva colazione, io ho caricato due sacchi di fieno, un sacco di paglia, due secchielli e sono tornata nel cortile di casa mia, in centro storico, ove ho scaricato tutto. Poi, mollata l'auto e inforcata la bici, sono sfrecciata di nuovo giù. Una bella spazzolata, capezza, longhina, messo la pala nello zaino, insieme alla longhina di scorta (ognuno ha le sue fisse) e via. Invitandolo a non mangiare, cercando di mantenere un buon passo, abbiamo percorso la stradina d'erba dietro al terreno, poi la strada asfaltata che conduce all'area semi-industriale (declassata così in seguito alla costruzione della vera zona industriale), poi correndo, come gli ho insegnato, abbiamo attraversato lo svincolo della superstrada, per immetterci nell'area incolta, su fino al ponte. Ed eccoci in paese. Pepito cammina buono sul marciapiede dietro di me, poi attraversiamo la prima piazza e incontriamo le prime persone, alquanto sorprese. Sogghigno di soddisfazione e orgoglio e proseguiamo lungo la via centrale, stando sul largo marciapiede lastricato.Spero che Pepito non i costringa ad usare la pala proprio qua, davanti alla profumeria e alla pasticceria! Ma Pepito è solidale e mi segue docile. Arriviamo alla piazza principale, il proprietario del Caffè Centrale ci invita al bar, accettiamo l'invito ma restiamo fuori, tra i tavolini ancora deserti. Pepito rifiuta la ciotola di acqua, evidentemente non abbastanza fresca o pulita. Alcuni passanti si fermano, commentano, sorridono; qualcuno addirittura si complimenta con me: "che bell'asino, complimenti!". Io rispondo che non è merito mio e non sto nella pelle dalla soddisfazione. Poi riprendiamo la via, Pepito osserva curioso le vetrine della gioielleria (strano, io che preferisco le vetrine del ferramenta mi ritrovo con un asino vanitoso), gli chiedo se vuole un orologio o un paio di begli orecchini per le sue lunghe orecchie. Non senza un attimo di trepidazione oltrepassiamo anche il negozio del fiorista, che espone la sua merce sul marciapiede esterno, inconsapevole del rischio che un asinello impertinente voglia assaggiare qualche fiore. Arriviamo al bivio per la mia via, attraversiamo, sempre e rigorosamente sulle strisce bianche, sfioriamo, con ancor maggiore trepidazione, le cassette colme di frutta ed ortaggi del verduriere dell'angolo e ci infiliamo nelle stretta viuzza. Pochi passi ed eccoci al portone. Ho la chiave già pronta in tasca, dentro all'atrio è buio e fresco, e temo che Pepito sia diffidente ad entrare. Invece oplà, supera i due scalini e senza neppure aspettare che io apra anche l'anta fissa è già dentro. Bene, lo tiro attraverso lo stretto corridoio fino al cortile interno. Eccoci qua. Arrivati. Pepito sei a casa, questa è casa mia, io abito qua. Se ti piacerà , per questa notte potrai fermarti a dormire qua.
Pepito è rimasto nel cortile, e nel giardino annesso, tutto il giorno, dapprima un pò spaesato, poi sempre più a suo agio. Io non sono riuscita a stare su in casa per più di dieci minuti per volta. Giusto il tempo di bere, poi giù di corsa per le scale; fare due foto dall'alto e di nuovo caracollare fin giù in cortile. Mangiucchiare qualcosa ed ecco un breve raglio, mezzo trattenuto, e sono di nuovo giù. La mia vicina di casa scende anche lei a conoscere Pepito, e si ferma con noi tutta la mattina. Poi arriva mia mamma, con le carote per l'asino e il chinotto per me (l'asina che salta anche il pranzo!). Pepito gironzola, ficca il naso dappertutto, curioso come una scimmia, si specchia in un vetro, infila la testa in una sedia, prova a leggere il mio libro, assaggia la mia borsa, fa la cacca e la pipì. Nel giardino ove deve mangiare le ortiche all'inizio proprio non ci vuole stare. Poi, quando io, con calzoni corti gli faccio strada orticandomi le gambe, mi segue e un pò alla volta si decide a piluccare qualche ortica. Ma poi vede le foglie della vite del vicino, e si rivolge ad esse. Lo convinco a lasciar perdere e allora ssaggia la lavanda. Mi viene un attimo di panico, mi sembra di ricordare che la lavanda fosse nell'elenco delle piante velenose, lo tiro via con forza. Ritorniamo nel cortile, cerco di leggere, ma lui non ki da un attimo di tregua. E' appiccicoso come un fidanzato appiccicoso, quelli che mollerei nel giro di 5 minuti. Vuole tutta l'attenzione per lui, si frega contro di me, vuole coccole e cibo. Ma verso le tre succede una cosa bellissima: sono su una sedia con le gambe su un altra, lui è in piedi vicino a me e con una mano lo accarezzo sul fianco, ma ho caldo e sonno, e le carezze rallentano fino a smettere, allora lui resta fermo per qualche minuto, poi, piano piano, si sdraia accanto a me, per terra, lungo le due sedie. per mezz'ora sta così, finchè io non mi muovo lui resta immobile, le lunghe ciglia sempre più lentemante vanno su e giù. L'avevo visto sdraiato solo pochissime volte, due o tre, e sempre si era immediatamente alzato al mio arrivo. E'stata una mezz'ora bellissima e dolcissima. Il resto del pomeriggio è trascorso senza eventi straordinari. Per evitare il rischio di ragli notturni ho deciso di riportarlo nella sua stalla, prima del buio. Così verso le otto, chiusi i negozi e passata l'ora degli aperitivi nei tavolini all'aperto, ho ripreso lo zaino, con la pala e la longhina di scorta e con Pepito ho ripercorso la stessa strada del mattino, sosta al bar compresa, e di buon passo siamo tornati al suo recinto, alla sua casa. Buonanotte Pepito, abbiamo trascorso una giornata bellissima insieme, lo faremo ancora. Inforco la bici e nella notte pedalo felice fino a casa. Alla nostra casa. |
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