riflessioni notturne, acrobazie nottambule (nessun doppio senso quale kamasutra notturno, ma, piuttosto, un qualcosa di simile ai "capricci di un vegliardo". Bene, non dormo e penso. Penso che sono venuta al bar, così tardi di notte, per bermi un pò di compagnia, ma... nessun avventore con cui riempire bicchiere e cuore. Breve smarrimento. Ma leggo gli ultimi messaggi, i commenti al bellissimo scritto di Mariobios, inseriti da Ragliaconnoi, Mannironi, Msigis e Alessia. Commenti che, d’istinto, condivido. Parlano del mondo brutto là fuori, ove quel “là” indica un qualcosa fuori da noi, estraneo a noi, dal quale ci siamo separati, se prima ne facevamo parte, o al quale non vogliamo appartenere perché non gli siamo mai realmente appartenuti. E Alessia si distingue bene e decisamente dagli altri che lei chiama ”i cittadini del mondo fuori “. E io condivido. Anche per me vale la stessa cosa. Ma poi rifletto su una frase che avevo letto sul libro di Milonis “Un asino per amico”, frase che ora non cito perché sono pigra ad alzarmi e prendere il libro per copiarla, ma che diceva pressappoco così: gli asini possono aiutarci a superare problemi di socializzazione con gli altri, ma non devono diventare dei sostituti dei rapporti umani. Già quando l’avevo letta la frase mi aveva colpita, perché ho temuto, capito, sospettato da subito che per me, invece, sarebbe stato così. In effetti Pepito mi ha spinto a far piazza pulita di altre frequentazioni che, evidentemente, mi davano meno di quanto mi dia lui. E poco mi importa dell’ironia o del sarcasmo della gente. Ma per mezzo degli asini ho anche conosciuto altre persone e creato altri legami, più forti di quelli occasionali della vita, perché basati su una passione condivisa, su un comune sentire.Ora ho nuovi amici, più adatti ai miei interessi e più vicini al mio cuore. Ma il mio pensiero non si ferma, penso e scopro che succede anche a loro, può succedere anche a loro, gli asini, che arrivino a preferire la nostra compagnia persino a quella dei loro simili, Così successe a Platero “ Io tratto Platero come fosse un bambino. Se la strada diventa brutta e gli peso un po’, scendo per alleggerirlo. Lo bacio, scherzo, lo faccio arrabbiare…. Lui capisce che gli voglio bene non mi serba rancore. E’ così uguale a me che son arrivato a credere che sogni i miei stessi sogni. Platero mi si è arreso come un’adolescente appassionata. Non protesta di nulla. So di essere la sua felicità. Fugge perfino gli asini e gli uomini….” (da “Platero e io”di Juan Ramon Jimenez). Chissà, penso, è giusto? Non so. E sono le tre passate e vado a dormire. |
| CommentiIn questo momento ci sono 3 commenti | |
| | | Inserito da mariobios il 09-Giu-2009 alle 11:06:08
Moderazioni espresse: 0 | | | | | | | | | | | | | | | | | ..."quel “là” indica un qualcosa fuori da noi, estraneo a noi, dal quale ci siamo separati, se prima ne facevamo parte, o al quale non vogliamo appartenere perché non gli siamo mai realmente appartenuti."
Condivido pienamente,come anche il tuo "dubbio" di umanizzare gli animali,come anche il tuo "dubbio" se sia giusto o meno...(Parla quello buono,cioè io,che parla bene e razzola male).D'altra parte credo che il DUBBIO sia parte integrante di Ogni Persona in crescita...Personalmente considero la crescita come un cammino da FARE,come minimo per dare un significato alla propria vita...Le certezze danno sicurezza,certo,ma se hai un Istinto dentro, ti mancherà sempre Qualcosa,come credo giusto che sia.E' "Quel Tot"-in via di estinzione-della nostra Animalità.
A MIO avviso viviamo in un periodo storico di "involuzione",ma personalmente ho bisogno anche di contatti umani,come tutti noi,"Animali sociali".Ciò non toglie una progressiva MIA malinconia,dopo aver lottato tanto,e dopo il CONTINUARE a lottare.
Sai,condivido anche Chi disse:"Ho sete,ma di un vino che in questa terra non si riesce a bere..."
Un abbraccio,
Mario.
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