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Aspettando il blog dell'anno, ovvero Deragliando con Giosuè cerimoniere: Vacanze e Asini pantagruele il 27-Lug-2008 in Generica | ||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo anni io e mia moglie ci concediamo una vacanza in Dalmazia, contea di Dubrovnik, penisola di Peljesac. La presenza degli asini si palesa già dalla prima alba. Il caldo non mi fa dormire, non dovendo lavorare al mattino mi metto a leggere sulla terrazza che da’ sul mare. Alle 4.00 cominciano gli ululati degli sciacalli (qua lo sciacallo europeo ancora prospera) che fanno impazzire tutti i cani dei residenti. Alle 5.30 si contendono l’onore del saluto al giorno nascente un gallo isolato e un assolo tenorile asinino. Il secondo indizio di tale presenza lo noto già il giorno successivo: mentre visitiamo la città vecchia di Korciula, vedo ben due agenzie che offrono escursioni a dorso d’asino. Ma il meglio deve ancora venire. Durante il giorno il coniuge si griglia e io passo il tempo pescando. La mia intenzione sarebbe, in teoria, quella di procacciare la cena. In pratica, la sera, ci ritroviamo a girare per trattorie. Una delle insegne che attrae la ns. attenzione è quella dell’agriturismo Antunovic, che ritrae la sagoma di due asini. Ci prenotiamo e, tra un bicchiere dell’ottimo vino locale, una fetta di eccellente ricotta e una di un discreto formaggio di capra (essendo un po’ asciutto ce lo servono a fettine sottilissime condite con un filo d’olio d’oliva), indago sui rapporti tra l’agriturismo e la specie asinina. Dove sono gli Asini? Sono di razza locale? Qual’è il loro utilizzo? Li macellano anche? Risposte: Gli asini sono in un recinto a un km. da lì. La razza è locale. Non li usano più per il lavoro agricolo, sono stelle della stagione turistica, si guadagnano vitto, alloggio, pedicure ed assistenza medica partecipando a fiere e manifestazioni turistiche, posano per foto con bimbi, sono protagonisti di corse non competitive e rievocazioni storiche. Sì, sanno che in Italia gli asini li mangiano, infatti, nonostante le numerose richieste, non li vendono ad italiani. Visitiamo il recinto: sono belli, maschi, femmine e puledri tutti assieme senza problemi, ben nutriti, zoccoli curati, acqua fresca, fieno di qualità e ombra in abbondanza. La “capa” è una femminona con campanaccio dall’aria tostissima. E’ la prima a raggiungerci allo steccato e non ammette di essere sopravanzata. La taglia è media, gli arti sottili, la muscolatura ferrigna, la fronte larga, i mantelli più comuni tutti presenti. Mia moglie, diventata il centro delle attenzioni dell’intero branco, si sbraccia ad accarezzare tutti quei musi protesi, con una attenzione particolare ai tre serici puledri . Qua gli asini non sembrano affatto fuori posto. Peljesac, come gran parte della Croazia, è un susseguirsi di colline e montagne calcaree, ripide e scabre, con le coltivazioni in fondo a strette valli e la maggior parte dei centri abitati sul mare, un tempo principale via di comunicazione per gli scambi commerciali. La scarsità di terreno coltivabile ha portato gli abitanti a terrazzare i fianchi delle colline con muretti a secco (qua ancora sanno farli, ho visto decine di nuovi impianti). Soprattutto viti ad alberello, che ricoprono ogni cm. di terreno con il loro fogliame, e olivi . In queste condizioni la meccanizzazione è difficilmente applicabile e ancor oggi l’asino, a mio avviso, potrebbe costituire un valido aiuto. Fino ai primi del ‘900 erano asini e muli che, a centinaia, portavano olio e vino ai porti, venendo a costituire una componente indispensabile della locale economia. A ricordo e ringraziamento, alcune delle cantine locali hanno nel proprio logo una immagine non leziosa dell’asino. Se da noi è un animale che ricorda i tempi della miseria, qua è ricordato con affetto, senza asini non ci sarebbe stato commercio e le comunità dell’interno avrebbero avuto difficoltà a sopravvivere. Forse per questo motivo compare sempre più spesso nell’iconografia locale, diventando una sorta di animale simbolo di questa terra. Lo si trova nei negozi di souvenir e sulle magliette (ne ho anche acquistata una!), mai nei menu. Mare, boschi, vigneti, asinelli. Il posto è di quelli che ti dispiace tornare a casa. Tre giorni prima della partenza mio padre mi telefona e, visto che ormai torniamo, ci informa che l’Agnese ha pianto due giorno dopo la ns. partenza, poi si è parzialmente consolata con le coccole e le carote dei bambini che frequentano il maneggio. Alè, basta questo per far partire la nostalgìa di casa, complici due giorni di tramontana che sembra voglia spazzarci via, torniamo a cuor leggero. Appena tornato mi dedico alla manutenzione della stalla di Agnese, la sera andiamo a trovarla. Mentre mia moglie la coccola il suo coinquilino si mette continuamente in mezzo, cercando di cacciarla a morsi, reclamando per sè le attenzioni. Niente che una pedata non possa risolvere. Agnese è stranita, forse pensava di non rivederci. Mi sembra che abbia perso un po’ di massa muscolare. Forse perchè il recinto non le consentiva le sue quotidiane galoppate, a parte questo la vedo in splendida forma. La mattina dopo la riportiamo a casa. Di fianco al recinto aveva una strada sterrata e ora ignora le auto e le moto che ci sorpassano, non la spaventano più (evviva!). Tra l’altro tutti rallentano e ci osservano neanche portassimo a spasso un leone! Si fa condurre come un cagnolino e salta con notevole grazia ed energia il fossatello che l’aveva spaventata all’andata. Poi si fa una scorpacciata di medica e una attenta ricognizione del perimetro del suo recinto, prendendone possesso rinnovando il mucchio di letame. A sera, quando ce ne andiamo, ci saluta con un raglio sonoro e va a stendersi nella paglia fresca. Tutto rientrato nella normalità. Nota interessante: al momento di portarla via, al maneggio ci propongono di accollarci anche il pony dall’aria dissoluta con cui divideva il recinto, quello battezzato da mia moglie “Skifenzo”. Lasciamo cadere l’offerta con nonchalance. Anche se ben alloggiato, probabilmente si sente solo: la padroncina a cui era stato regalato è cresciuta, lui anche e ha perso l’originaria carineria, ora è parcheggiato lì, ignorato. La prima volta che l’ho visto era un animale apatico, poi con Agnese, oltre alla compagnia, ha ricominciato a beneficiare di numerose visite, cosa a cui non era più avvezzo. Come risultato era diventato persino imbarazzante per quanto cercava di attirare l’attenzione su di sè. Quindi, se qualcuno fosse interessato.... , la bestiola è ancora lì. |
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