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Prima uscita nel vasto mondo pantagruele il 30-Giu-2008 in Generica | ||||||||||||||||||||||||||||||||
ANABASI ovvero: viaggio in territori sconosciuti e ostili Partiamo per le vacanze, stavolta Agnese non viene con noi, i cani, il gatto e il pappagallo li abbiamo affidati ai miei genitori, che, comunque, li considerano già come membri della famiglia. In congelatore c’è già pronta la razione in sacchetti monodose per i cani, il gatto va a crocchini, al pappagallo basta riempire la mangiatoia e cambiare l’acqua nel beverino ogni ¾ giorni. Agnese è un po’ più impegnativa. Quindi mi metto in cerca di un posto dove la tengano a pensione. Cerco, naturalmente, il luogo più vicino (così evito di noleggiare un trail). A poco più di un km. dalla stalla c’è un maneggio. Vado a chiedere se possono ospitare un’asinella per un mese a pensione completa. “Non c’è problema, magari la metto assieme a un pony, così non si fanno male.” E qui ci deve essere stata una incomprensione. Io dico asinella per la giovane età di Agnese, e quando penso a pony, mi immagino una di quelle bestie irsute e tarchiate che usano per avviare all’equitazione i bambini. Mi mostra il recinto prescelto e il futuro coinquilino: un animale macilento con occhi sporgenti, delle dimensioni di una capra di media statura, dall’aspetto decisamente fragile, più un muppet che un cavallo. La mia espressione deve essere stata eloquente, perchè il gestore mi chiede: “Esattamente, quant’è grande questa asinella?” Stavolta faccio un gesto con la manina a mostrare l’altezza. Commento: “ beh, vedremo, intanto portala”. Nelle ore immediatamente successive, chi fosse transitato nelle vigne che si affacciano sul torrente Marano o sugli argini, avrebbe potuto incontrare uno strano soggetto con una vecchia Vespa 125 che si aggirava con fare noncurante con la prima ingranata. L’esplorazione ha dato i suoi frutti: Agnese potrà arrivare a destinazione con solo 50 mt di strada asfaltata, altrettanti di pista ciclabile/pedonale, e un guado carrabile di pochi metri. Il resto tutta campagna percorribile senza fare danni (argini, carraie e capezzagne). La spedizione parte la domenica mattina di buon’ora per ridurre al minimo la possibilità di incontrare veicoli motorizzati. Io con cappello e tascapane con documenti e biscottini d’emergenza. Coniuge con fune di riserva e bacchetta di salice a mo’ di pungolo da usarsi solo in caso di pericolo. Agnese con capezza rossa e oro e lunghina verde. La sera prima aveva ricevuto doppia razione di erba così da non essere troppo distratta da quella che cresce sul percorso. La novità della passeggiata la rende decisamente euforica. Devo continuamente metterle il braccio davanti al muso perchè non sorpassi. Alla prima pendenza io rallento e lei cerca di prenderla al galoppo, alla fine si rassegna a starmi dietro; mi spinge solo un paio di volte con il muso(“emmuoviti, goffo bipede!”) . Primo ostacolo da superare: l’aia del mio vicino. Appena vi entriamo si scatena la furia della sua muta di cani: Spino, Sofia, Giuggiola e Minnie (detta Nana). Come si può evincere dai nomi non stiamo parlando di molossi: 20 cm. massimo al garrese di pelo lungo, nasi umidi e sfrontatezza. In compenso fanno un fracasso infernale. Agnese è terrorizzata. Emette un raglio lamentoso volgendosi VERSO DI NOI! per avere soccorso, io le copro le spalle e il coniuge la porta fuori dall’aia. Stiamo andando benissimo! Di lì a 50 metri Agnese ha un attacco di insicurezza: abbiamo superato un vallone e due fossati senza problemi ma, improvvisamente, di fronte a un solchetto profondo 10 cm. si blocca, io lo attraverso due o tre volte ma lei non si fida, alla fine, un biscottino di emergenza la convince: salta con un balzo di un metro la depressione di 10 cm. e procediamo. Viene la parte più difficile: il tratto asfaltato. Incrociamo un trattore, che ignora, li vede tutti i giorni nei poderi vicini, il trattorista, invece, a momenti si ribalta nel fosso per osservare l’insolito equipaggio. Poi incrociamo due auto e tutte e due le volte prova a girarsi per calciare, io mi metto di lato, la padrona la trattiene ed evitiamo incidenti . Riusciamo ad attraversare la provinciale in un momento di pausa. Agnese è un po’ sconcertata ma si affida a noi. Saliamo su una pista ciclabile che ci permetterà di risalire sull’argine del torrente di lì a poche decine di metri. I problemi seri sorgono con il primo motociclista: moto rombante in accelerazione ad almeno 130 km. orari in zona con limite 50 km/h. Agnese carica i posteriori e cerca di partire al galoppo, la trattengo finchè non arriviamo al punto in cui ci possiamo di nuovo buttare verso l’aperta campagna, poi la lascio andare mentre mia moglie inveisce contro tutti i motociclisti dell’orbe terracqueo. A trenta metri dalla strada, a pericolo scampato, Agnese si ferma ad aspettarci. Poi è una passeggiata idilliaca fino a destinazione. Agnese ha preso il ns. passo e lo mantiene anche con le variazioni di pendenza, la lunghina mai in tensione. Resta solo da attraversare il guado. Si tratta di uno di quei manufatti di cemento posati sopra alcuni tubi in cui scorre il torrente quando è in magra, coperti dall’acqua quando è in piena. Praticamente un ponte senza parapetti largo 2 metri. A metà guado arrivano due auto e Agnese si inchioda. Scalino di un metro e acqua a destra e sinistra, due mostri meccanici davanti. Mia moglie ha proseguito e non può spingerla. I manuali dicono che non si dovrebbe mai tirare un asino e la longhina attaccata alla catenella, se messa in tensione, potrebbe farle male, comunque la afferro per la capezza e tiro. Lo so, se fosse proprio convinta l’avrebbe vinta lei, ma, essendo solo indecisa, si fa portare oltre il guado, sia pure con riluttanza. Gli automobilisti mi guardano con odio e ripartono (tempo impiegato per la manovra massimo 30 secondi). Infine viene introdotta nel suo nuovo recinto dove Marty (l’ho soprannominato così per via dello sguardo ipertiroideo) che è un maschio intero, l’annusa speranzoso, rimediando un delicato calcetto. Spero che la differenza di stazza frustri le speranze evidentemente espresse dal microbo, io un ibrido di muppet non ce lo voglio! Con uno sguardo perplesso all’acqua di abbeverata di colore verdastro prendo accordi anche per far pareggiare gli zoccoli alla prima visita del maniscalco. In tarda serata faccio un giretto: l’acqua, nonostante le promesse, non è stata cambiata, provvedo personalmente e chiedo a mio padre di dare una controllatina ogni tanto mentre sono via. Quando mi vede, Agnese si dimostra insolitamente affettuosa, non riesco a scrollarmela di dosso, si struscia con il muso, mi tira gli abiti con le labbra, si appoggia per farsi accarezzare, spero che questa breve separazione non la faccia soffrire:( |
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