Delle volte succede di venire avvolti da una specie di ribellione, ansia, voglia di muoversi, reagire…mi è successo oggi, mentre spaccavo legna da preparare per l’inverno destinata al caminetto, vengo aggredito da un rifiuto, ho conficcato la scure in un ceppo, mi sono cambiato al volo e poi avviato per un giro in moto, volevo rilassarmi con una buona passeggiata. Imboccata una delle tante strade tortuose, intorno a me vedo campi, qualche bella valle e mentre seguo l’asfalto… “Beato te”…mi rimbomba la frase sentita in diverse occasioni e situazioni “beato te che vivi in questo posto” mi arriva incontro un’altra curva, quarta terza, poi un rettilineo e posso sollevare lo sguardo per un pò, traguardando fra due costoni vedo un triangolo di mare, ne sento l’aria, masticarla mi dà piacere, ne sento ancora il sapore tra lingua e palato anche quando non lo vedo più, altra curva, terza seconda, per un attimo nel metterla giù intravedo con la coda dell’occhio qualcosa che mi resta come un fotogramma da un millesimo, qualcosa di familiare… credo qualche paio d’orecchie, data la posizione non posso distrarmi ma solo proseguire per fermarmi più in la e poi tornare; “qualche paio” va tradotto in otto asini che da dietro “sa cresura” mi lanciano qualche occhiata di sfuggita fra una brucata e l’altra, qualcuno facendo finta di niente si avvicina continuando a brucare, altri restano estranei tra cardi selvatici secchi ed altre sterpaglie, intorno non c’è nessuno, in lontananza vedo una vasca da bagno quasi certamente usata come abbeveratoio, mi chiedo se sia piena e se l’acqua sia pulita; non c’è traccia di costruzioni, case, stalle o altro, loro sembrano i padroni assoluti di quella tanca. Forse sono fortunati, ma forse…saranno accuditi e curati da qualcuno o… semplicemente mollati lì per ripulire il posto? A giudicare dalle loro condizioni sembrano a posto, il pelo magari vorrebbe un po’ spazzolato, ma nel complesso sembrano in buona forma, anche gli zoccoli non appaiono mal messi, alcuni andrebbero un po’ pareggiati, ma non sono troppo lunghi o deformati come altre volte m’è capitato di vedere/toccare, è anche vero che con tutto quel terreno e a camminare tutto il giorno riescono di certo a consumarli e tenerli in forma. Vederli così trasmette tranquillità, mi siedo su un masso e aspetto, non so cosa ma aspetto, farei qualche foto ma purtroppo non ho con me la macchina e il telefono a cozza fa foto pessime quindi rinuncio. Di tanto in tanto sento dei campanacci, dal tono medio/acuto sembrano quelli di pecore ma non ne vedo in giro, poi il raglio…questo è familiare, loro si girano a guardarmi incuriositi…è la suoneria del mio telefono mi ricorda che devo tornare al mondo, fra tante cose c’è anche la legna che mi aspetta, a malavoglia indosso la bardatura e parto con una certezza, tornerò in questo posto di pace. Si, si forse è vero…fintanto che riuscirò a godere di queste piccole e semplici cose…credo che si possa dire “beato me”. |
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| | | Inserito da lakai il 05-Ott-2014 alle 20:10:55
Moderazioni espresse: 0 | | | | | | | | | | | | | | | | | Non si dovrebbe mai ritornare sui luoghi con la speranza che possano essere rimasti come l’ultima volta, non si dovrebbe mai ripercorrere la stessa strada pensando di provare le stesse sensazioni; già…non si dovrebbe proprio. Longo il tragitto i ricordi vanno a ritroso alla ricerca di qualcosa che non arriva, guardando intorno sembra tutto uguale ma continuo a cercare e non riesco a trovare, questo posto non è più quello che ho visto la volta scorsa. Non può esserlo. Troppo ingenuo pensare che lo restasse. Inutile scendere dalla moto, inutile sedersi sul masso, inutile la macchina fotografica che stavolta ho portato con me, il terreno è stato arato e gli asini non ci sono più, ora è stato trasformato, ridotto ad un posto qualunque, non ha più fascino, la voglia di scappar via subito è tutt’ uno con la mano destra che girando la manopola mi mette all’ inseguimento di quella strada che mi porta in qualche altro posto. | | | | | | | | |
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