“PET THERAPY: STORIA ED UTILIZZI”
Monica Antoni
Medico Veterinario
Master in medicina comportamentale
degli animali d’affezione
Pet Therapy letteralmente significa “terapia per mezzo dell’animale”; è una nuova scienza che, utilizzando la relazione tra due esseri viventi, cerca di migliorare le condizioni di vita dell’uomo e, se ben condotta, anche dell’animale. Pur non volendosi sostituire alla terapia tradizionale, soprattutto in caso di gravi patologie, è una terapia che deve essere attuata attraverso la collaborazione di esperti relativi al tipo di paziente umano e alla sua problematica (ad es. pediatra, geriatra, psicologo, etc.) e da esperti nel campo animale (veterinario, etologo, istruttore etc.). E’ fondamentale che venga rispettato il benessere dell’animale utilizzato altrimenti difficilmente si avrà effetto terapeutico; quest’ultimo infatti deriva dall’attivazione di un canale relazionale equilibrato che deve portare beneficio ad entrambe le parti.
L’applicazione della Pet Therapy è nata in modo del tutto casuale. Lo psichiatra infantile Boris Levinson si trovò a visitare d’urgenza un bimbo autistico in presenza del suo cane; si rese conto che la difficoltà comunicativa del piccolo si poteva sbloccare grazie al fatto che il cane costituiva un “oggetto transizionale” tale da mediare la relazione tra il medico e il piccolo paziente. Da quel momento vennero condotte numerose esperienze su pazienti con diversi tipi di handicap con risultati incoraggianti. Gli effetti migliori si ebbero con i bambini che ancora conservano un tipo di comunicazione prevalentemente non verbale e quindi molto simile alla comunicazione animale. Si scoprì che il meccanismo della Pet Therapy si fonda principalmente su meccanismi di facilitazione sociale, aumento del senso di responsabilità e autostima, meccanismi di identificazione, proiezione e compensazione.
“PARLARE DEGLI ANIMALI AI BAMBINI: UN PROGETTO DI ZOOANTROPOLOGIA DIDATTICA A CECINA”
Silvia Macelloni
Medico Veterinario
Master in Medicina Comportamentale
degli Animali d’Affezione
Molte ricerche hanno messo in evidenza l’importanza del rapporto con l’animale nel processo formativo del bambino. L’animale rappresenta per il bambino un referente unico ed insostituibile. La zooantropologia didattica è una branca della zooantropologia che si pone come obiettivo la valorizzazione del rapporto tra bambino ed animale attraverso progetti specifici che consentano di applicare le valenze positive che emergono da tale relazione a fini educativi, formativi e didattici.
I progetti di zooantropologia didattica permettono di migliorare la conoscenza degli animali, il rapporto e l’interazione con essi; favoriscono l’integrazione all’interno della classe, migliorano i processi formativi; incentivano la partecipazione dei bambini all’attività didattica creando un forte centro di interesse.
Il Progetto “Cane e gatto: piacere di conoscervi” è stato attuato, a partire dall’A.S. 2002-2003, in varie classi dei Comuni di Cecina e Riparbella (nell’A.S. 2003-2004), sovvenzionato dagli stessi Comuni. In totale, nel corso di quattro AA.SS., ha visto la partecipazione di 67 classi tra Scuole Materne, Elementari e Medie. Per due anni ha partecipato al progetto anche la Ludoteca Fantasia di Cecina, con un totale di circa 50 bambini. Il progetto è stato seguito con entusiasmo da bambini ed insegnanti: lo dimostra l’impegno profuso dalle classi per la realizzazione dei lavori esposti durante le varie Giornate Finali di chiusura del progetto ed il fatto che molte insegnanti abbiano aderito al progetto per quattro anni consecutivi. Buono è stato il raggiungimento degli obiettivi formativi, educativi e didattici prospettati. I genitori sono apparsi piacevolmente colpiti dall’interesse del Comune per una materia così nuova e coinvolgente e hanno seguito numerosi le giornate di chiusura.
“ANIMALI E ACQUATICITA’ NEL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO”
Marina Giuseppini
Psicologa, presidente I.T.A.C.A.: “Le attività assistita da animali e il lavoro terapeutico con le famiglie: un approccio innovativo all’autismo”. Sommario.
L’origine della terapia assistita da animali si situa negli anni 50, per merito dello psichiatra Boris Levinson, che per primo, e piuttosto casualmente, utilizzò il suo cane per stabilire il contatto terapeutico con un giovane paziente, con tratti autistici, che tendeva fortemente ad evitare il rapporto con il terapeuta.
La terapia con animali è risultata particolarmente adatta nel trattamento di disabilità mentali gravi, come l’autismo o il ritardo con tratti di autismo, o comunque di patologie che determinano la compromissione delle capacità sociali, relazionali e comunicative. Si tratta di un approccio olistico, non al sintomo ma al paziente nel suo complesso, favorito dalla disponibilità dell’animale ad accettare la persona senza assumere atteggiamenti giudicanti né aspettarsi prestazioni particolari, come spesso fanno gli esseri umani.
Gli animali inoltre non inviano messaggi contraddittori, ma esprimono in modo molto diretto, e di solito chiaramente comprensibile, le loro emozioni. Si possono incontrare in ambienti naturali, che non hanno la freddezza dello studio medico e in alcune occasioni, come con i delfini e i Terranova, il contatto con loro può avvenire in ambiente acquatico, dove di solito i bambini o giovani con difficoltà si trovano in una situazione più contenuta e rilassata. La densità dell’acqua infatti, e la spinta idrostatica, consentono una migliore percezione del corpo e una maggiore “leggerezza” e fluidità dei movimenti, che limitano l’iperattività e favoriscono l’evoluzione della consapevolezza del proprio “io” corporeo.
In questo senso rivestono molto interesse le esperienze con i delfini, svolte a Rimini e a Fasano per quasi dieci anni, ma purtroppo sospese per mancanza di disponibilità da parte dei delfinari.
Il contatto con il delfino, basato sulla spontaneità reciproca, senza l’intervento degli addestratori, e quindi imprevedibile ed emozionante, è parso particolarmente efficace con quei bambini e ragazzi autistici, che riescono a rispondere con prontezza alle sollecitazioni dell’animale e mostrano di frequente reazioni emotive significative, che possono tradursi, in una buona percentuale di casi, in un’apertura alla collaborazione e alla comunicazione anche con gli operatori e gli altri partecipanti, familiari e non, al programma.
In altri programmi di pet therapy, sia in piscina con i Terranova, sia a terra con i Labrador e altri animali da compagnia, il comportamento dell’animale è più controllato dai conduttori, e quindi più prevedibile, offre perciò al disabile maggiori possibilità di contatto fisico e facilita l’interazione di pazienti con reazioni psicomotorie più lente, che hanno quindi bisogno di tempi lunghi per avvicinarsi agli animali.
Per quanto riguarda il coinvolgimento delle famiglie nei programmi finora svolti esso è stato facilitato dalla compresenza, nel corso di tutto il soggiorno, della famiglia al completo insieme con operatori e psicologi. Ciò spesso contribuisce al miglioramento degli equilibri familiari, sia tra genitori e figlio disabile, sia tra fratelli e sorelle.
Il sostegno alle famiglie nel corso dei programmi di pet therapy si articola in vari momenti:
- Prima dell’inizio del soggiorno vengono raccolti dati diagnostici e anamnestici di ogni singolo paziente tramite schede inviate alla famiglia, alla scuola e agli specialisti che lo seguono;
- Viene preferibilmente selezionato un gruppo di famiglie che abbiano problemi analoghi, per età e diagnosi dei figli;
- Ogni famiglia effettua sessioni singole e di gruppo con lo psicologo;
- Vengono incoraggiati, tramite attività collettive, i contatti dei singoli nuclei familiari tra loro;
- L’operatore svolge almeno due colloqui con i genitori del paziente, all’inizio del soggiorno per raccogliere informazioni e programmare le attività, al termine per discutere quanto osservato e fornire eventuali suggerimenti per futuri trattamenti;
- I contatti tra famiglie, operatori e psicologi è quotidiano e informale e consente uno scambio costante di informazioni e sostegno;
- Alla fine del soggiorno, i dati raccolti sono sintetizzati in una “Relazione conclusiva”, stilata con la collaborazione di tutta l’équipe, che viene consegnata alla famiglia e funge da tramite anche con educatori, specialisti e insegnanti, che seguono il paziente;
- Per ogni paziente viene predisposta una cartella, in cui confluiscono le schede e relazioni di cui si è parlato, le considerazioni quotidiane di operatori e psicologi circa le sessioni e attività svolte, le osservazioni, di solito effettuate da tirocinanti e ricercatori.
Per valutare l’efficacia dei programmi, si è stabilito di comparare i comportamenti dei pazienti in acqua con e senza animali, in un setting per il resto sostanzialmente identico (presenza degli stessi operatori e osservatori, stesso ambiente, ecc.): A questo scopo si è elaborato uno schema di osservazioni, mutuato da quelli utilizzati nelle ricerche etologiche, e opportunamente adattato. I dati raccolti sono ancora insufficienti per una elaborazione statistica ma, da una prima valutazione, si rileva, in presenza degli animali, una diminuzione dei comportamenti sintomatici quali le stereotipie, l’aggressività e l’iperattività e un incremento della concentrazione, della continuità dell’attenzione e degli atteggiamenti socializzanti e collaboratitvi.
Il monitoraggio e la valutazione dei risultati a medio e lungo termine dei programmi di pet therapy non sono semplici, data la durata limitata dei trattamenti e l’impossibilità di far controllare dagli stessi operatori e/o osservatori, a distanza di qualche tempo, le variazioni nel comportamento dei pazienti, in quanto questi risiedono in diverse città d’Italia, a considerevole distanza l’uno dall’altro e dall’équipe.
Una scheda per la rilevazione delle variazioni nel comportamento dei pazienti viene consegnata alle famiglie, alla fine del programma, con la richiesta di compilarla e inviarla all’Associazione due mesi dopo. La scheda riguarda alcune variazioni neurofisiologiche (ad es. ritmo sonno/veglia e iperattività) e alcune variazioni comportamentali (ad es. continuità dell’attenzione e socializzazione). La rilevazione è piuttosto soggettiva, fornisce tuttavia interessanti indicazioni per impostare gli eventuali successivi contatti con il paziente e la famiglia.
Dopo dieci anni di esperienza diretta con pazienti, famiglie e operatori, sia nel campo della terapia che in quello dello studio e della divulgazione, ho ritenuto opportuno dedicarmi alla formazione di un gruppo di operatori, contando sulla collaborazione, a livello di docenza, di enti pubblici e privati, tra cui la ASL di Taranto, le Facoltà di Medicina Veterinaria di Messina e Pisa, l’Istituto Gestalt Firenze, e diversi altri.
Si tratta di un corso triennale, impegnativo e fortemente interattivo, basato non solo sul passaggio di informazioni da docente a discente, ma anche sullo scambio di esperienze e conoscenze, che consentirà a gruppi limitati di persone con competenze di base, e fortemente motivate, di ottenere la qualifica di counselor/operatore di pet therapy.
“L’ANIMALE COME LUBRIFICANTE SOCIALE: ESPERIENZE DI TERAPIE
E ATTIVITA’ ASSISTITE DA ANIMALI DI UN GRUPPO DI UTENTI
DELLA SALUTE MENTALE”
Sandra Balducci
Conduttrice Pet Therapy (specializzata presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo)
Specializzando in Counselling e Pet Therapy presso Istituto ITACA di Roma
Presidente dell’Associazione Velasentite di Rosignano Solvay
L’Associazione Velasentite, composta da utenti, ex utenti e volontari sensibili alle problematiche legate alla salute mentale, è nata tre anni fa, con lo scopo di facilitare l’inserimento o il reinserimento sociale di utenti ed ex utenti della salute mentale attraverso iniziative di rete.
Lo scopo ed il fine è che le persone con disabilità diventino o ritornino consapevoli di poter decidere di questioni che li riguardino ed essere responsabili della propria persona, ovvero rendersi conto che la propria esperienza può divenire strumento utile e risorsa per dare la possibilità di raggiungere obiettivi emancipanti attraverso l’identificazione dei ruoli e delle relazioni.
E’ così che attraverso occasioni di svago e di lavoro che rispondono ad effettivi interessi degli utenti, attraverso le loro modalità di comunicazione e di aggregazione, attraverso la disponibilità a muoversi nella società emergono affermazioni di autonomia e di utilità per gli altri.
L’Associazione ha trovato nelle terapie e attività legate agli animali un canale privilegiato per poter concretizzare il proprio fine.
La necessità di relazionarsi con gli animali è strettamente correlata al benessere umano e i rapporti che si sovrappongono a quello affettivo variano a seconda della cultura e dello stato emotivo ed è necessario per comprenderne l’efficacia fare riferimento alla scala dei bisogni umani che si basano sul rapporto affettivo in relazione alle persone che ne potranno usufruire. I bisogni delle persone che fanno parte dell’Associazione disponibili ad avere contatto con gli animali erano di soddisfacimento del bisogno di sicurezza, soddisfacimento del bisogno di affetto amore e legami interpersonali, soddisfacimento del bisogno di stima, soddisfacimento del bisogno di realizzazione personale.
Dopo un ciclo di sei mesi di incontri di Pet Therapy coadiuvati da cani, gatti, conigli, furetti con un gruppo di 10 utenti ci siamo resi conto dei benefici ottenuti sia sulla sfera della comunicazione che della relazione, sulla facilità alla socializzazione e sulla gratificazione emotiva quindi sul soddisfacimento dei primi due bisogni e, quindi, abbiamo pensato che potevamo passare a lavorare sul bisogno di stima e di realizzazione personale delle persone coinvolte e quale mezzo migliore se non quello di rendere gli utenti assistiti consapevoli di poter essere una risorsa per proporre attività con animali ad altre persone che ne avevano necessità, ovvero proporsi come fornitori di un servizio.
Dal momento che non tutti gli utenti avevano interesse a proporsi come conduttori di attività legate ad animali ma che, al contempo, non volevano rinunciare ai benefici ottenuti dal contatto e dalla relazione con gli animali stessi, abbiamo valutato che occuparsi di un canile-gattile e del fenomeno del randagismo potesse essere un’altra opportunità di realizzazione di benessere.
Ci siamo documentati e resi conto di quanto le fasi di affezione e abbandono, addomesticamento e reinserimento dei cani fossero simili a situazioni di persone afflitte da disagio psichico che si trovano a vivere emarginati, abbandonati e istituzionalizzati da una società spesso incline all’insensibilità e alla discriminazione delle diversità: chi ha un disagio psichico rischia di essere abbandonato a se stesso, di essere condannato ad una condizione di forte isolamento o essere addomesticato dalle istituzioni che hanno il compito di curarlo diminuendone però le capacità individuali. Così come gli animali rinchiusi nei canili.
Abbiamo progettato e realizzato un fondo finanziato dal CESVOT regionale per formare operatori volontari da inserire in canili e gattili e proporre attività assistite con animali a enti, circoli, residenze assistite etc. e con alcuni utenti abbiamo realizzato delle sessioni di attività assistite da animali presso residenze assistite, centri diurni ed abbiamo fatto un percorso educativo nelle scuole elementari delle colline pisane (Castellina M.ma, Riparbella, Casale M.mo, Guardistallo, Montescudaio).
Abbiamo progettato e realizzato un corso di formazione professionale finanziato dalla Comunità Europea per formare operatori specializzati nella gestione di canili e gattili tenendo in considerazione la soggettivazione dell’animale e non l’oggettivazione, in modo da mantenere comunque la relazione utile da entrambe le parti. Infatti il corso prevedeva oltre allo studio del comportamento e della comunicazione con l’animale, di trovare modalità di reinserimento degli animali stessi mantenendone il più possibile le relazioni sociali basilari per il loro benessere psicologico; creare cioè momenti di contatto, relazione e gioco utili “terapeuticamente” sia per gli operatori e i volontari che per gli animali.
Abbiamo 8 persone formate in tal modo che presteranno momentaneamente la loro opera presso un canile convenzionato con i comuni di zona, ma che ci auguriamo siano poi inserite a pieno titolo nella gestione del canile comprensoriale in costruzione.
“L’ASINO NON E’ UN CAVALLO”
Massimo Guzzonato
Medico Veterinario
Il lavoro esordisce con richiami storici circa la diffusione e l’utilizzazione dell’ asino nelle civiltà medio-orientali precristiane fino ai giorni nostri. Segue un’ illustrazione sommaria delle principali razze asinine, con maggior dettaglio per quelle italiane. Segue poi una disamina delle principali differenze anatomo-funzionali fra l’asino ed il cavallo, compresi i parametri ematologici. Infine, dopo un’analisi delle differenze comportamentali fra le due specie, passa ad illustrarne le affinità e la possibilità di accoppiamento interspecifico che genera il mulo ed il bardotto. Un rapido cenno sulle patologie più comuni conclude il lavoro con l’importante sottolineatura che la lipemia costituisce in questa specie la condizione critica più specifica.
“TERAPIE A SEI ZAMPE”
Ugo Corrieri
Psichiatra Psicoterapeuta ASL 9 Grosseto,
Presidente Associazione Ofelia
L’asino è un animale molto vicino all’uomo per la sua affettuosità, per l‘intensità del rapporto che ci offre, per le sue qualità di tranquillità, pazienza, docilità. Si tratta di un animale fortemente empatico e di grande impatto relazionale per le sue dimensioni e la sua grande propensione, quando ben addomesticato, a lasciasi toccare, carezzare, interagire in modo continuativo, paziente e mite con le persone. E’ nota la sua facilità di rapporto con i bambini e le persone con disabilità, forse per la grande semplicità della relazione che sa loro offrire. Per molteplici motivi, quindi, l’asino può essere un partner prezioso per attività di pet-therapy in contesti sia ricreativi, sia riabilitativi, sia anche più strettamente terapeutici.
“UMANESIMO DELL’ASINO”
Mario Aldo Toscano
Direttore Dipartimento di Scienze Sociali, Università di Pisa
L’asino ha una lunga storia sociale e culturale. E’ una storia diversa da quella del cavallo, che è il necessario termine di confronto; e consente utili riflessioni. L’asino ha una grande letteratura, che la mitezza del personaggio tende a mantenere in una condizione di minorità. Ma è tempo di rivedere le nostre prospettive e di raccogliere, prendendo l’asino come soggetto autentico e originale, le molteplici suggestioni di cui è capace.
“L’ASINO DI GESU’ CRISTO ANDAVA A PASSO D’AMBIO”
Marco Šuklje
Ing.Agr. Ricercatore di asini che vanno a passo d’ambio
Cari amici,
voleva parlare a voi di soluzioni alternative per voi chi volevate usare vostri
animali o per monta, o per attacchi (driving), o per portare vostro carico
durante vostro trekking in natura. Va voi dare proposizione di usare animali
con andature alternative, per assicurare sicurezza e conforto, e voglio
illustrare la mia proposta con un corto video che a fatto (filmato) in Syria,
comparando asino con andatura quattro tempi (tipo d’asino che anche Jesus
Christo a usato) e un cavallo trottatore sportivo, per voi convincere di
usabilità di questo tipo d’equidi, quando vedete la differenza .
Durante le dimostrazioni pratiche vanno voi mostrare l'idea per la
sella "multipurpose", che si può usare per attacchi, o per monta, o come un
basto per portare carico, o per trazione di apparecchi per coltivare la terra in
vostro giardino con aiuto di vostro caro "pet animale".
“VENTI ANNI DI ESPERIENZA CON ASINI E CAVALLI”
Alessandro Benedettini
Medico, Allevatore
Osservazioni fatte in più di venti anni allevando asini e cavalli sul comportamento sia allo stato semi brado sia stabulato con particolare riferimento al comportamento durante la riproduzione ed il comportamento rispetto agli insetti nell’estate.
“GLI ATTACCHI CON L’ASINO: IERI ED OGGI”
Sighi Riedi-Kammer
Naturopata Olistica, Allevatrice
A partire dai tempi antichi l’asino fu usato per il traino. Con l’arrivo dell’automobile, l’asino ha perso per noi molta della sua importanza ed ha per questo rischiato l’estinzione. Oggi però iniziamo a vedere una rinascita dell’utilizzo dell’asino in campi di lavoro ben diversi, ma anche una rinascita degli attacchi con l’asino.
“ONOTERAPIA: PRIMO INCONTRO CON L’ASINO”
Eugenio Milonis
Psicoterapeuta, presidente Associazione Asinomania
Biodiversità.
L'asino nell'immaginario collettivo, l'asino nella civiltà contadina: da una interazione di tipo meccanico alla cultura della relazione.
“ONOVIA (A PASSO D’ASINO PER I COLLI FIORENTINI)”
Sandro Useli
Architetto, Presidente del Coordinamento Nazionale Asinai “L’asino”
Progetto pilota per la realizzazione di una "onovia", circuito integrato d’asinerie per le pratiche con l'asino ed il turismo ambientale.
Il progetto, che vede coinvolte in rete numerose realtà del Terzo Settore, enti ed istituzioni pubbliche e private, sperimenta un nuovo utilizzo dell'asino legato alla solidarietà sociale, alla conoscenza e salvaguardia dell'ambiente e della cultura rurale, all'uso terapeutico nei casi di disabilità intellettiva e relazionale, all'aspetto culturale e simbolico di quest’animale.
|