Relazione del Direttore del Centro di ASINOMANIA tenuta al Convegno Nazionale sull’Asino presso il Centro di Incremento Ippico di Grosseto il 29.05.2005
Parlare qui a Grosseto, a questo convegno, di Onoterapia, del valore che riveste una terapia che si avvale della presenza di un animale, e soprattutto quando sia corretto parlare di terapia, è un evento unico.
In particolare perchè si verificano due condizioni favorevoli.
Da una parte abbiamo la presenza dell’Onorevole Gianni Mancuso, relatore in Parlamento del Disegno di Legge sulle Pet-therapy, che rappresenta qui il Legislatore e che nel contempo può farsi portavoce, presso la Commissione della Camera che sta lavorando a questo disegno, delle richieste e delle esigenze che provengono dalla “base”, dal mondo di coloro che operano nel
campo dell’Onoterapia.
Dall’altra “la base siamo noi”, provenienti da tutte le regioni d’Italia, tutti coloro che lavorano con gli asini, o che intendono farlo.
Quindi questa è una opportunità importante per riflettere insieme, chiarire a noi stessi le nostre aspettative e rivolgere al Legislatore concrete richieste.
Le così dette terapie alternative, le terapie naturali, sono in continua espansione.
Ogni giorno si imparano nomi nuovi.
Animali, piante, minerali, tutto può essere utilizzato a scopi terapici.
Si fa terapia con gli alberi, con gli odori, aroma-terapia, con i sassi, l’acqua, i cristalli, cristallo - terapia.
L’ultima espressione che ho sentito è “ eco-terapia”, terapia che utilizza il rapporto con la natura.
Si fa terapia anche con attività artistiche come la danza, danza-terapia, la musica, la poesia, il teatro, o l’utilizzo dei colori, cromo-terapia.
Per quanto riguarda gli animali, ”all’inizio era il cavallo”.
L’ippo-terapia, conosciuta sin dall’antichità, veniva consigliata per curare i mali più disparati.
Oggi con la pet-therapy vengono utilizzati piccoli animali d’affezione, quali cani e gatti, a cui si è usi fare coccole. ( La radice “pet” la ritroviamo nel termine “petting”, giochi amorosi fra gli adolescenti ).
Un po’ alla volta sono entrati a far parte della pet-therapy tutti gli animali da compagnia, conigli, galline, caprette, delfini, tartarughe.
Anche l’onoterapia rientra nella grande famiglia della pet-therapy, anche se l’asino non è certo un animale di piccole dimensioni. Ma è un animale empatico, affettuoso, coccolone. Quindi l’ideale per un approccio legato alla sfera dell’affettività.
Forse nessuno avrebbe mai pensato all’asino se non fosse accaduto che rischiava di scomparire.
Alla fine degli anni ’80 inizio anni ’90 è stato lanciato l’allarme “l’asino è a rischio di estinzione”.
Questa notizia ha avuto un forte impatto emotivo, perchè l’asino più di ogni altro animale fa parte della nostra cultura, della nostra tradizione.
Sostituito nel lavoro dei campi dalle macchine agricole è stato dimenticato.
Negli anni ’50 contava una popolazione di oltre un milione di esemplari, 30 anni dopo solo alcune migliaia di individui.
Questo grido d’allarme ha fatto nascere numerose associazioni ( tra cui la nostra “ Asinomania”) con l’obiettivo di salvaguardare e reintrodurre l’asino.
Oggi, possiamo dire, assistiamo ad un cambiamento di tendenza. La popolazione asinina ha ripreso a crescere, in maniera modesta in senso numerico, ma significativa per quanto riguarda il valore che molte attività con l’asino vanno acquisendo.
Dalla produzione del prezioso latte d’asina alle attività didattiche, dalle attività ludiche e ricreative all’onoterapia.
Per indicare l’attività che si svolge utilizzando come mezzo l’asino, esistono molte espressioni: Onoterapia, AAA, TAA, Asinoterapia, Mediazione con l’asino, L’asino come facilitatore, Ludonkey, Equitazione ricreativa per disabili, Onodidattica ecc...
E chissà quante altre espressioni vengono usate per indicare un intervento che si avvale della presenza dell’asino.
Più di una volta mi è capitato di imbattermi in persone che caricavano bambini sugli asinelli, facevano fare un giro e chiamavano questa attività “ onoterapia”.
L’ asino è il mezzo, lo strumento della terapia, il mediatore, ma non il terapeuta.
Gli elementi dell’onoterapia sono: l’asino, il corpo, il movimento, il gioco, la relazione asino-utente-operatore, tutte le possibili espressioni di comunicazione.
E’ un metodo attivo che non permette mai al bambino di restare passivo o di isolarsi. L’asino riesce sempre a ottenere la sua partecipazione sollecitandolo sul piano psico-motorio, intellettivo, sociale ed affettivo.
Ma è l’istituirsi di un sistema di comunicazione asino-utente-operatore che crea un contesto educativo e terapeutico in un ambiente gradevole, ricco di stimoli, a contatto con la natura e il verde.
E’ una relazione privilegiata, che facilita una riapertura al mondo esterno, al rapporto con l’altro e induce a recuperare il senso del reale.
a) Quando è corretto chiamarla terapia e quando è soltanto attività ricreativa?
b) E’ vera terapia o solo un intervento ludico a favore di bambini svantaggiati?
Ciò che conferisce valore di terapia all’intervento è la presenza di un tecnico, di un esperto, di una persona preparata a svolgere questo ruolo.
Una sala operatoria diventa tale solo nel momento in cui vi fa il suo ingresso il chirurgo.
Allo stesso modo un asino diventa uno strumento di mediazione terapeutica solo con l’intervento di uno specialista, di una persona che sappia dare all’incontro un valore di aiuto, di sostegno, organizzando l’intervento a favore di chi si trova in difficoltà, facilitando la comunicazione e la socializzazione.
Sarebbe comunque preferibile parlare di co-terapia, un metodo di cura che opera in sinergia con le terapie tradizionali.
AMBIENTI TERAPEUTICI
L’utilizzo di un animale come l’asino è strettamente connesso alla fruizione di spazi naturali.
Un ambiente ( ambiente naturale, un bosco, un prato..., ambiente sociale, un gruppo, una comunità...) o un mezzo ( un animale, un asino, un delfino...) acquisiscono valore terapeutico grazie alla capacità di chi sa rendere idonee le relazioni con questi mezzi e ambienti a svolgere un ruolo di aiuto e di recupero nei confronti di coloro che sono in una condizione di disagio.
La possibilità di utilizzare ambienti con caratteristiche ludiche, come gli spazi all’aperto di incontro con l’asino, può risultare di grande aiuto, offrendo una realtà che appare meno stereotipata e monotona di quella offerta dalle strutture tradizionali.
In quest’ottica l’intervento terapeutico diventa un intervento calato nel sociale, inteso come un allargamento nel reale delle capacità percettive, cognitive e relazionali. Un intervento integrato nell’ambiente che favorisce un carattere ludico e un grande potere motivante a tutta l’attività.
Dobbiamo quindi riprogrammare l’intervento a favore delle persone in difficoltà, calandolo nel contesto d’ambiente e stimolando esperienze e vissuti personali capaci di dare senso alla realtà, fornendo una ulteriore occasione per lo sviluppo della personalità, delle facoltà cognitive, dell’autostima, della fiducia, della comunicazione, dell’affettività.
Il ritorno alla “normalità” è il ritorno alle cose che fanno tutti, alla semplicità, alla natura.
OSSERVAZIONI PER IL LEGISLATORE
a) Il Legislatore ha voluto comprendere in questo disegno di legge sia le AAA, che le TAA.
Appare decisamente eccessivo riunire sotto una unica normativa sia le Attività che le Terapie.
Mentre una più rigorosa disciplina deve riguardare gli interventi con finalità terapeutica, più libertà e spazio alla creatività va lasciata alle attività ricreative per le quali devono restar fermi i soli criteri relativi al benessere ed alla salute degli animali.
Rischiamo, con una Legge che vuole “comprendere” tutto, di passare dall’anarchia all’irregimentazione.
Chi utilizza gli animali per attività ricreative non deve avere l’obbligo di conseguire l’attestato di formazione nella pet-therapy richiesto solo a chi intende svolgere questa attività.
b) La bozza di legge parla solo genericamente di “Pet-therapy”.
Un attestato di idoneità a svolgere attività con gli animali, deve riportare specificato con quale animale si è abilitati a lavorare. Chi ha acquisito preparazione a mediare nella relazione con l’utente ad esempio con l’asino non saprà probabilmente cosa fare se messo a lavorare con un cane o un delfino.
L’espressione TAA deve venire completata, ad esempio: Operatore in Terapia Assistita con l’asino, Operatore in Terapia Assistita con il Delfino, ecc...
c) In questo disegno di legge non vi è nessun accenno alla distinzione fra Pet-therapy intesa come intervento rieducativo e terapeutico di tipo psicologico rivolto a soggetti con difficoltà sul piano cognitivo-comportamentale e l’intervento terapeutico -riabilitativo rivolto a soggetti portatori di un danno fisico che deve necessariamente essere praticato da un fisioterapista.
d) Il Legislatore all’articolo 2. precisa cosa intende per TAA : “interventi praticati da gruppi di lavoro interdisciplinari, di cui fa parte necessariamente un medico, un veterinario, uno psicologo e un conduttore di animali”...
E’ una formulazione generica.
Nella pratica né il medico né lo psicologo e tanto meno il veterinario fanno direttamente attività di Pet-therapy.
Il ruolo dell’équipe è fare una diagnosi, valutare l’opportunità di un intervento, fornire indicazioni e supervisionare l’andamento dell’attività e i progressi conseguiti.
Come nella riabilitazione motoria il medico fornisce le indicazioni necessarie, ma è il fisioterapista che opera con il paziente, allo stesso modo per la Pet-therapy l’équipe fornisce le indicazioni necessarie, ma un operatore specializzato lavora con il paziente.
Si tratta di creare una figura professionale nuova e particolare:l’Operatore di Pet-therapy.
Nuova perchè per la prima volta la si vuole individuare e definire.
Particolare perchè deve integrare in sé due competenze: competenza sul piano del disturbo psicologico e della difficoltà nell’ambito della relazione e della comunicazione e capacità nella gestione e nell’utilizzo dell’animale come mediatore.
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